Ma ci sono state stagioni così calde?
E’ veramente calda questa giornata. L’estate è arrivata con tutta la sua forza. Ma ci sono state stagioni così calde?
“Che domanda ti fai Wanda, certo che sì. Non ti ricordi? Quella estate degli anni ’80, dove abitavi in Via Oderisi da Gubbio? Fu un’estate particolare, caldissima e con te c’erano Gianni e Maria.”
“Sì, caro il mio Grillo parlante, ricordo benissimo. Il loro primo anno insieme con noi e i nostri piccoli. Il caldo era così opprimente che avevamo la porta d’ingresso aperta e guardavamo la tv seduti per terra.”
“Ecco che cominci a ricordare. Non puoi proprio farne a meno. Ma questa tua testolina sta sempre in attività. Possibile che non la lasci riposare un momento. Prima o poi si stancherà e ti lascerà riposare, finalmente”.
“Fammi continuare a scrivere e non interrompermi altrimenti faccio come Pinocchio e ti schiaccio al muro…”
Lascio i miei pensieri per un momento. Eccomi arrivata alla mia libreria preferita: Feltrinelli. Che faccio, entro? Non entro? Compro? Non compro?
“Sei la solita indecisa, poi lo sai che ci entrerai. Non riesci proprio a resistere quando ci passi davanti. Dai su, fai questo sforzo ed entra.”
Varco la soglia della libreria. Il profumo dei libri mi inebria, mi suscita emozioni che solo chi è un appassionato come me, potrà capire. Mi guardo intorno e vedo l’ultimo libro di Maurizio De Giovanni “Il pappagallo muto” Una storia di Sara. Lo prendo, ormai ho tutti i suoi libri e questo non può mancare; specialmente ora che ho visto la serie su Netflix. Ho letto che Ildefonso Falcones ha pubblicato il suo ultimo libro. Dopo vent’anni ha riscritto un nuovo capitolo sulla Cattedrale del Mare. Non posso perderlo, anche perché il suo protagonista si sposta nel Regno di Napoli. Prendo i libri e mi sento proprio soddisfatta. Mi avvio verso le casse per pagare. Improvvisamente lo sguardo cade su un piccolo libro “Abbecedario Napulitano” dedicato ai proverbi napoletani. Come posso non prenderlo. La mia cara nonna li conosceva tutti ed erano la sua saggezza.
“Bene, hai comprato. Sei contenta, ora puoi anche ritornartene a casa. Che dici? Tu e questi libri, ma che saranno mai. Se fossero dei piccoli insetti, mosche, zanzare quelle si che sono saporite.”
“Mi hai proprio stufato, caro il mio Grillo Parlante. Se non la smetti ti farò diventare una zanzara spiaccicata sul muro. I libri per me sono vita, sono il sapere, sono alimento per la mia anima. Sono il mio rifugio e, perché no, il mio sognare”.
Esco contenta e m’incammino verso casa sotto un sole cocente.
Salone Internazionale del Libro di Torino giunta
ho piacere di comunicarvi che il mio libro, “Mai avrei immaginato…”, sarà presente al Salone Internazionale del Libro di Torino giunta. Purtroppo, non potrò essere presente ma sicuramente troverete persone disponibili a darvi informazioni sul suo contenuto, e per chi volesse acquistarlo.
Ecco dove potrete trovare lo stand di:
GRUPPO ALBATROS – EUROPA ED. – LASTARIA ED. – VERTIGO
Padiglione PAD 2Stand L150-M149
Festa della Repubblica
Anche il 25 aprile del 2020 fu una ricorrenza sobria e senza manifestazioni. Non fu voluta, oppure obbligata da un governo dittatoriale, neppure per la morte di un Papa. Fu semplicemente perché eravamo chiusi tutti in casa per la pandemia: Covid!
Quel giorno Roma era deserta come tutte le città, i paesi, i piccoli borghi. Eppure, ci fu un passa parola che propose di cantare la canzone del partigiano “Bella Ciao”. Non ricordo da dove partì la proposta, se da una trasmissione radiofonica oppure da un gruppo sui social. Ricordo che ci demmo un’ora precisa di quel 25 aprile dove cantare tutti insieme e dovunque eravamo.
A me era, ed è sempre piaciuto cantare. La canzone Bella ciao è risuonata spesso nella mia casa. I miei figli ne sapevano tutte le parole e ne conoscevano il significato.
Spiegato, raccontato, come tutto ciò che avevano subito i nostri nonni, i nostri genitori. Raccontavo loro quella memoria storica importante per avere coscienza di cosa potesse essere la Democrazia e cosa potesse essere invece il fascismo. Un’idea di libertà e di comunanza importante per poter convivere con gli altri.
Per questo motivo ero felice di quella iniziativa che ci avrebbe fatto sentire tutti uniti anche senza esserlo materialmente.
All’ora prevista mi recai fuori al balcone della stanza di Fabrizio. Sapevo che lui e i suoi fratelli erano con me. Certa di quell’insegnamento trasmesso durante la loro infanzia. Era una giornata calda e assolata e cantai con tutta la voce che avevo. Il mio canto si sparse per il parco vuoto e silenzioso. La voce attraversò le viuzze e andò oltre, superando i palazzi vuoti e deserti. Cantai anche per loro, gli abitanti del parco, che restarono muti e chiusi nelle loro case. Mi resi conto che ero da sola. Continuai e mi sentii felice.
D’altronde mi sentii un po’ come quei partigiani. I partigiani che lottarono e morirono per tutti gli italiani. Per dare loro la possibilità di vivere liberi senza dittature. E li amai ancora di più, assaporando ancora una volta la mia, e nostra, libertà di vivere in un Paese libero e democratico.
Era il 25 aprile del 2020. Oggi è tutta un’altra storia, purtroppo!!
Dott. Giuseppe
Buon giorno.
Ho letto il suo libro. Complimenti per la scrittura che ho trovato avvincente evocativa e poetica. Il contenuto poi mi è molto piaciuto perché in tante difficoltà fa emergere la forza vincente dell’Amore.
Le comunico un sentimento strano che ho provato leggendo. Quello di una persona che in piccolo e da lontano ha partecipato alla vostra storia che ora viene a conoscenza di tanti particolari.
Complimenti, un abbraccio.
Dott. Giuseppe
GLI EROI DI TELETHON
E’ stato per caso che ho ritrovato questo video su YouTube. Un video realizzato da Telethon per essere proiettato durante la Maratona sulle reti Rai nel 2011. In questo video ci sono persone a me care. Prima di tutto rivedere e ascoltare Giovanni mi ha molto emozionata. Ci sono le testimonianze di Aurelio e Giulio (carissimi amici di Fabrizio). Infine, in studio, il caro Fabrizio Frizzi, conduttore della Maratona scomparso troppo presto. Sono certa che farà piacere rivedere il video; anche a chi non ebbe l’opportunità di vederlo allora, in quel lontano 2011.
L’usanza del “panaro” nei vicoli di Napoli
Nel mio libro descrivo l’usanza del “panaro” nei vicoli di Napoli. Prendo spunto dall’acquisto del nuovo panaro, di mia “sorella” acquisita Lucia, per riproporvi il piccolo pezzo molto gradito dai miei lettori. Grazie Lucia delle foto del tuo nuovo “panaro” che, come dice l’ambulante… ma che bbellu panare ca tenite…
“Ma le tradizioni, quelle restano e basta passeggiare per questi vicoli per ritrovarle. C’è un’usanza che ancora resiste in quei quartieri ed è: ‘o Panaro!
Il paniere non è altro che un cesto di vimini, o di plastica, legato ad una corda lunga quanto dista il balcone o la finestra dal portone principale. È un modo pratico per far arrivare su la spesa; le chiavi o il casco del motorino; le chiavi della macchina e tutto ciò che si dovrebbe prendere rifacendo le scale in salita e in discesa. Ma il paniere serviva anche per ritirare la merce direttamente dall’ambulante e non mancavano le battute che facevano sorridere tutti.
In genere l’ambulante dava la voce e poi chiamava le donne con:
“Signo’ acalate ca io rimane nun ce venghe”…
ma che bellu panare ca tenite…
è tutta rrobba fresche venene a int’o’ ciardine e mammà…
Oggi anche gli ambulanti si sono adeguati e prima di arrivare mandano un Whatsapp alle clienti affezionate che Wanda si fanno trovare pronte con il loro “panaro” per ritirare la
merce.
Tutto si evolve, però è bello pensare che la tecnologia possa servire anche a questo; a qualcosa che ci riporta nel passato e che resiste nel tempo…”
Tratto dal libro “Mai avrei immaginato…”